IL TAMARRO DI CAMPAGNA
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Written by Lkl Skywalka
Non bisogna dimenticare
pero' l'esistenza di una sottospecie alquanto diffusa: il tamarro di campagna
(nome scientifico: tamarro bucolicus). Detto tamarro vive nelle zone rurali
del profondo sud dell'Italia. In genere non ha mai visto una grande citta';
quei pochi esemplari che ne hanno avuto l'occasione, ne sono tornati sconcertati
ed elettrizzati. Sconcertati perche' hanno realizzato, in un barlume di poderoso
impegno intellettuale determinato dallo shock dell'impatto visivo, che il mondo
non finisce poco al di la' del baretto sede dei turpi convegni con i propri
simili; elettrizzati perche' hanno probabilmente fatto la conoscenza del piu'
evoluto tamarro di citta' e ne hanno apprezzato il motorino cromato modello
caccia a reazione. Bisogna dire che la tecnologia del motorino incorporato al
tamarro e' segno di evoluzione della specie. Il nostro tristo figuro infatti
(ossia il tamarro di campagna), avendo speso le proprie energie nell'adattamento
all'ambiente circostante, spesso rude e ostile, non e' fornito di un adeguato
livello tecnologico, se paragonato con quello del suo corrispondente urbano.
Esso puo' fare affidamento soltanto su di un vespino a tre marce, a cui e' stato
asportato il coperchio del vano motore, munito di cavalletto rialzato, per un
assetto piu' aerodinamico del mezzo meccanico; marmitta cosiddetta "espansiva",
a cui e' stato tolto il materiale fonoassorbente affinche' sprigioni il caratteristico
rombo assordante che serve per avvertire gli altri tamarri del proprio arrivo:
tutti i tamarri, infatti, vengono riconosciuti dal rumore del proprio motorino,
non differenziandosi punto nelle espressioni verbali o comportamentali; impianto
stereofonico a 500 Watt per canale, sistemato nel piccolo vano accessori situato
nella parte anteriore del vespino; striscioline di plastica multicolore ai bordi
delle manopole di guida, adesivi cangianti e chincaglieria varia. Di solito
i giovani tamarri usano codesto tipo di vespino per assolvere al compito loro
affidato dall'onusto genitore (il tamarro senex bucolicus), ossia pascolare
le
pecore. Si e' notato che l'attivita' di pascolo con il vespino e' fonte di grande
gioia ed appagamento intellettuale per il tamarro, che ha la possibilita' di
scorazzare a tutto gas nei prati, indulgendo a saltini stile motocross, pieghe
vertiginose ai limiti del pianale del vespino e derapate mostruose, che il povero
veicolo biruotato non avrebbe mai potuto affrontare se non fosse stato opportunamente
munito di gomme scanalate da fuoristrada e cerchi maggiorati. Altra attivita'
di rilevante importanza nella vita quotidiana del tamarro bucolico e' il lavaggio
dell'adorato mezzo meccanico (il fatto ha una sua logica, vista l'attivita'
che il suddetto individuo svolge durante tutto il giorno). In questa occupazione
egli eccelle, da il meglio di se'. Si potrebbe quasi rinvenire in lui una sia
pur misera parvenza di essere umano, poiche' e' evidente l'amore che ripone
nella pulizia del suo alter ego (solo di quello, pero'). Per quanto riguarda
l'abbigliamento, e' da notare che il tamarro di campagna utilizza indumenti
piu' rozzi ma piu' funzionali e acconci all'asprezza dell'habitat naturale.
Egli, a differenza del tamarro urbano, ha un mantello invernale e uno estivo
in quanto, come le specie animali dei paesi nordici, ha la necessita' di adeguarsi
al mutare delle stagioni, caratterizzate da un rigido e nevoso inverno e da
un'estate calda. Il mantello invernale e' costituito da un giaccone di jeans
(o tessuto simile) imbottito di lana di pecora fin sul bavero; pantaloni (sempre
di jeans) modello "tangozzo", ossia dalla caratteristica foggia a tubo, che
si restringe alle estremita' inferiori, rigorosamente dieci centimetri sopra
la caviglia, per evidenziare i mitici e famigerati calzini di spugna bianchi
con classico rigone variamente colorato, che mantengono il piede ghiacciato
d'inverno e bollente d'estate. Le scarpe, immancabilmente acquistate in occasione
dei tradizionali raduni mensili a cui si sottopongono i membri della specie,
chiamati "mercati", sono di foggia e colore indefiniti, ma in genere a pianta
larga, o molto larga, per permettere loro di saltellare tra i solchi dei campi
arati (attivita' per cui gli anfibi telescopici dei tamarri urbani non sono
per niente adatti). La mutazione del mantello avviene al primo disgelo. Cosa
curiosa, esso si limita alla parte superiore del corpo. Il giubbone di pecora
lascia il posto ad una sgargiante t-shirt senza maniche, a volte a righe orizzontali
colorate, ma piu' spesso di un solo colore, ridotto a chiazze cangianti a causa
dei frequenti lavaggi con sapone di soda e sego di maiale. A volte la t-shirt
e' munita di mezze maniche, ma il tamarro provvede opportunamente ad arrotolarle
sotto le ascelle, che emanano un caratteristico afrore primitivo. Da notare
che, all'epoca della mutazione, il clima e' ancora molto rigido, ma il tamarro
non sembra avvertire il freddo, neanche quando sfreccia in vespino con il suo
fiammante mantello estivo. Studi successivi hanno appurato che la sua pelle
non e' come quella degli uomini, ma piu' spessa, dal colorito livido e punteggiata
di ispide setole chiare che la rendono simile a quella dei suini.
La femmina del tamarro bucolico e' denominata cozza di montagna (nome scientifico:
cotia montana, o pedemontana, a seconda delle aree in cui si sviluppa maggiormente).
Di solito esce in coppia con un'altra cozza; ha una cultura molto piu' elevata
del suo corrispondente maschile, che invece ha una strana e violenta forma di
allergia per qualsiasi foglio di carta contenente dei segni linguistici. Le
cozze, infatti, sono solite scambiarsi degli strani giornali composti da molte
figure e poche frasi senza senso, che esse chiamano "fotoromanzi". L'abbigliamento
della cozza di montagna e' analogo a quello del tamarro, ma ingentilito dalle
caratteristiche tipiche del sesso. La giubba e' sempre di jeans, ma non imbottita,
perche' di solito la cozza indossa sotto di essa una maglia di materiale spugnoso
dai colori improbabili, spesso recante l'effigie di noti idoli tamarri. La parte
inferiore del corpo e' abbigliata con pantaloni di jeans attillati nei punti
giusti, o improponibili pantaloni elasticizzati con gancio alle estremita' che
viene fatto passare sotto le piante dei piedi. La zona ascellare della cozza
e' caratterizzata dallo stesso afrore primitivo del tamarro, impastato pero'
con note di mughetto o di fragola. Solo di recente si e' scoperto che detto
caratteristico afrore viene utilizzato dalla femmina del tamarro come richiamo
sessuale a cui l'esemplare maschio non riesce a resistere. Se l'alter ego del
giovane tamarro e' il vespino "enhanced", quello del tamarro bucolico adulto
e' la Fiat Uno con motore turbo ad iniezione (in questo notiamo una sorprendente
analogia con il tamarro urbano), fornita di tutti gli accessori piu' tamarreschi.
In aggiunta, possiamo rimarcare la presenza di barre antirollio interne all'abitacolo,
quadrupli e quintupli stop luminosi con catarifrangenti potenziati; tendine
parasole posteriori riportanti, a seconda della personalita' del tamarro proprietario
dell'auto, l'effigie della mitica Marilyn, di un leone rampante o dello skyline
di Manhattan. I perfezionisti posizionano dette tendine anche sui finestrini
laterali posteriori. L'auto del tamarro, come il suo proprietario, subisce una
sorprendente mutazione stagionale. Durante l'inverno, gli interni della Uno
sono tappezzati di caldissime pellicce di animali non meglio precisati, che
non risparmiano neanche il volante. Nella stagione calda, il tamarro bucolico
provvede molto opportunamente a sostituire le pellicce con piu' adatti tappetini
confezionati con rilassanti palline di materiale ligneo. L'auto del tamarro
di campagna si riconosce, di giorno, oltre che per la presenza di
detti gadgets (e di innumerevoli altri; tipici sono gli adesivi con il coniglietto
di Playboy o il logo della Ferrari), anche per l'appariscenza di un quantomai
strano ed immancabile accessorio: il braccio livido del tamarro che fuoriesce
annoiato dal finestrino del lato di guida, a volte tenuto appoggiato come sul
bancone di un bar, altre volte rilasciato mollemente quasi a sfiorare l'asfalto.
Di notte, suddetto aborto di mezzo di trasporto si riconosce perche' ti viene
contro a tutta velocita' in una stradina di campagna, con i fari abbaglianti
e i fendinebbia che sprigionano tutta la loro potenza (ovviamente in una sera
senza nebbia), la serie di lucine colorate utilizzate per addobbare l'albero
a Natale, lasciando dietro di se' una scioccante scia sonora, come di qualcuno
che sta sferrando con un martello dei colpi poderosi alle portiere del veicolo:
e' la musica preferita dal tamarro, proveniente da un impianto stereo a otto
o dodici altoparlanti, spesso molto piu' costoso dell'auto stessa, equipaggiato
con led spaziali, equalizzatore 3D, joystick di controllo con force-feedback
posizionato sulla leva del cambio.
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tutte le immagini sono tratte dal "Tabboz Simulator". ® Obscured Truckware
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